Nella seduta di venerdì 11 maggio il Governo nazionale ha deciso di impugnare la legge del Veneto n. 1/2017, ossia la cosiddetta “legge sul disturbo venatorio” introdotta da Sergio Berlato che prevede l’applicazione di sanzioni amministrative da 600 a 3600 € a chi intenzionalmente disturba l’attività venatoria e piscatoria.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 127 della costituzione, sarà la Corte Costituzionale a valutare la legittimità della legge veneta e a decidere se effettivamente lo stabilire delle sanzioni amministrative per chi disturba cacciatori e pescatori è una prerogativa statale (e quindi la legge sul disturbo venatorio eccede dalla competenze regionali) oppure no. Comunque, fino alla decisione delle Corte Costituzionale la legge resterà in vigore.
“Il governo nazionale ha preso un granchio“, il Consigliere Regionale Sergio Berlato commenta così la decisione presa da Consiglio dei Ministri. “Se la Corte costituzionale dovesse sancire che ha ragione il Governo nel ritenere che le regioni non possano imporre sanzioni amministrative – continua Berlato – il Consiglio regionale del Veneto non potrà approvare neppure la legge che sanziona i bracconieri che sparano a meno di cento metri dalle abitazioni. In attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, la legge regionale che sanziona chi intenzionalmente vuole impedire l’esercizio della caccia e della pesca, rimane in vigore e continua a produrre i suoi effetti”.
In un commento sul proprio profilo Facebook Berlato sottolinea: “Abbiamo motivo di ritenere che la Regione del Veneto vincerà il contenzioso nei confronti del Governo nazionale presso la Corte costituzionale perché la Regione è pienamente legittimata a stabilire autonomamente le sanzioni amministrative, mentre per quelle penali la competenza esclusiva è dello Stato”.