Pensione? Meglio pensare alla integrativa per non avere rimpianti un domani

Si vive sempre più a lungo. Entro il 2065 gli uomini in media, calcola l’Istat, raggiungeranno gli 86 anni, mentre le donne i 90. Un trend positivo se accompagnato da buona salute e ottime finanze. Per un futuro tranquillo è meglio, quindi, muoversi in tempo. Come? Con una pensione integrativa che è un’aggiunta alla normale pensione, erogata dalle casse dello Stato. Si tratta di una forma di risparmio, fiscalmente agevolata, che integra la pensione obbligatoria. Con versamenti volontari in un fondo si riesce, quindi, a mantenere inalterato il tenore di vita anche quando, ormai anziani, ci si ritira dal lavoro.

DESTINATARI. Dipendenti, autonomi, liberi professionisti e soci di cooperative. In particolare i giovani per cui la pensione obbligatoria, anche per discontinuità nei versamenti, potrebbe essere molto più bassa rispetto al reddito precedente.

TIPOLOGIE. Ne esistono di tre tipi: aperti, chiusi e i piani individuali pensionistici (Pip). Quelli aperti sono gestiti da società private, di gestione del risparmio, banche e compagnie assicurative. Si dicono fondi chiusi quelli che si basano su accordi fra le organizzazioni imprenditoriali e sindacali. Risultano essere, quindi, legati a una particolare categoria di lavoratori. I piani individuali pensionistici sono, invece, strutturati sulla base di una polizza assicurativa caso vita. In pratica si tratta di una polizza che permette di avere un capitale se, al momento della scadenza, l’assicurato è ancora in vita.

QUANTO VERSARE . Nel corso degli anni si versa una certa cifra che, poi, diventerà una piccola pensione aggiuntiva. Impossibile determinare l’ammontare finale dell’assegno, ma si possono fare delle simulazioni che tengono conto dell’età del lavoratore, i contributi ancora da versare, il tasso annuo di crescita del suo salario e i rendimenti possibili del fondo scelto. Tutti punti che tornano nel Prospetto Esemplificativo Personalizzato con una stima della rendita, che arriva a casa di chi ha aderito alla previdenza integrativa. Prima si comincia a versare e meglio è. Secondo le stime probabilistiche di Progetica, società di consulenza ed educazione finanziaria, per avere mille euro in più da anziani al mese è realistico versare un centinaio di euro al mese quando si ha 30 anni. Se, invece, si inizia a 40 si dovrà investire nella pensione integrativa quasi il doppio. Anche chi è vicino al traguardo otterrà un beneficio, sia pure più ridotto, se rinvia la liquidazione della pensione di scorta. Con un versamento di mille euro, ipotizza Progetica, un 55enne può attendersi un vitalizio integrativo di 482 euro con un comparto garantito e di 557 con un bilanciato. Le prestazioni si potranno ottenere al raggiungimento del requisiti richiesti dalla previdenza obbligatoria e dopo almeno 5 anni d’iscrizione. Con il fondo pensione, però, in determinate situazioni si potranno anche ottenere anticipi e riscatti.

IL RISCATTO. I fondi pensione prevedono la possibilità di ottenere anticipazioni e somme in acconto su quanto maturato. In primo luogo gravi motivi di salute personali, del coniuge o dei figli; l’acquisto o ristrutturazione della casa per sé o per i figli e poi la disoccupazione, messa in mobilità o cassa integrazione. L’intera posizione potrà essere riscattata nei casi più gravi come l’essere senza impiego da più di 4 anni e in caso di invalidità permanente che riduca la capacità lavorativa a meno di 1/3. Se il titolare del fondo pensione dovesse morire prima di raggiungere l’età del ritiro dal lavoro, i soldi andranno ai beneficiari o, se non ci sono, agli eredi.

 

 

 

Fonte: Adkronos