Centro Antiviolenza di Vicenza, in cinque anni di attività riscontrati più di 500 casi di maltrattamenti

Cinque anni a fianco delle donne della città e del territorio con un servizio specializzato per il contrasto alla violenza. A cinque anni dalla nascita del Centro Antiviolenza (CeAv), nella primavera del 2012, l’amministrazione comunale e l’associazione Donna Chiama Donna, che gestisce il Centro comunale dal suo avvio, presentano alla città la sua attività.

Giovedì 8 giugno, giorno di mercato cittadino, dalle 8 alle 14 è stato infatti allestito un gazebo in contra’ del Monte, all’angolo con corso Palladio, per condividere con i cittadini i risultati ottenuti e sensibilizzare la cittadinanza sulle iniziative legislative, in particolare sui lavori della commissione del Senato della Repubblica per la promozione di una legge contro il femminicidio.

In occasione dell’iniziativa hanno fatto il punto sui dati del Centro l’assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala, il consigliere comunale delegato alle pari opportunità Everardo Dal Maso, Laura Zanichelli, presidente dell’associazione Donna chiama Donna che gestisce il centro dalla sua apertura. Erano presenti anche la senatrice Rosanna Filippin e il sostituto commissario della sezione volanti della polizia di stato Paola Sulis.

“Oggi siamo voluti scendere in piazza, in un giorno in cui la città è particolarmente viva grazie al mercato, per sostenere le donne che subiscono violenza e per ricordare loro che c’è chi può aiutarle a riprendere una vita normale – ha annunciato l’assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala –. Il primo passo da fare è capire che c’è un grande problema da risolvere: quando si entra in una condizione di sudditanza psicologica e fisica prende il via una spirale negativa che continuerà a svilupparsi finché la donna stessa che subisce soprusi non decide di interromperla. Il Ceav ha tra i suoi obiettivi non solo quello di sostenere la donna nel momento di bisogno, ma anche di costruire una rete di aiuto che coinvolge tutta la comunità, a partire dalle scuole. Recentemente, infatti, abbiamo organizzato laboratori sul conflitto con 550 ragazzi. E’ importante ricordare che il Ceav continua ad aiutare la donna anche dopo l’uscita dalla spirale della violenza, con il progetto la Valigia di Caterina”.

E su questo tema prosegue il consigliere comunale delegato alle pari opportunità Everardo Dal Maso: “Fino ad ora abbiamo raccolto 10 mila euro per la Valigia di Caterina, progetto avviato dall’assessorato alla comunità e alle famiglie e dall’ufficio pari opportunità e sostenuto dalla consulta delle politiche di genere. Per incrementare le donazioni continuiamo ad organizzare eventi come concerti, spettacoli teatrali e convegni, oltre ai service offerti da molte associazioni, come avverrà domani sera al Gran caffè Garibaldi in piazza dei Signori con il service offerto da Ladies circle. Il progetto è nato a seguito della scomparsa di Caterina Evangelisti, avvocato impegnata nei casi di violenza alle donne, con l’obiettivo di dare un contributo economico a quelle donne che devono riprendere in mano la propria vita occupandosi da sole di se stesse e dei figli”.

Dal Maso ricorda anche che l’ordine degli avvocati ha messo a disposizione 50 professionisti che offrono consulenze gratuite a chi si rivolge al Ceav.

“Donna chiama donna è in grado di accogliere e affrontare numerosi problemi che affliggono le donne, offrendo un primo aiuto non solo alle donne del territorio ma anche, se necessario, alle donne che provengono da altre regioni. Tra le richieste, per le quali cerchiamo di accompagnare le donne a trovare una soluzione, le più frequenti sono il rapporto con i figli, il lavoro – ha speigato Laura Zanichelli, presidente dell’associazione Donna chiama Donna.

“Nel momento in cui riceviamo una denuncia comunichiamo sempre che in città esiste il Centro antiviolenza e diamo le corrette informazioni affinché la vittima vi si possa rivolgere, invitandola a farlo visto che proprio in quella sede potrà ottenere un effettivo e completo supporto – è intervenuto il sostituto commissario della sezione volanti della polizia di stato Paola Sulis. Spesso ci troviamo di fronte a emergenze, con la necessità di accompagnare donne e bambini in case rifugio, e grazie alla collaborazione con l’assessorato alla comunità e alle famiglie, riusciamo sempre a dare una risposta, anche se la soluzione non può essere decisiva. Per questo è importante che le donne vittime di violenza contattino il Ceav”.

“Nel 2013 il Parlamento ha emanato il decreto 93 che ha aggravato le pene nell’ambito della violenza alle donne – ha dichiarato la senatrice Rosanna Filippin -. Va però migliorata – anche legislativamente – l’opera di prevenzione della violenza e di accompagnamento della donna maltrattata. Come? Con un’educazione diffusa, con la formazione di tutta la Pubblica Amministrazione, per prime scuola e sanità, in tutto il nostro Paese, con la rete e le strette relazioni fra tutti gli operatori. Il primo compito che la Commissione d’indagine sul femminicidio, appena istituita in Senato, deve svolgere è quello di raccogliere i dati, i numeri della violenza contro le donne e delle morti per avere il quadro reale. Non esiste infatti un Osservatorio nazionale ufficiale del fenomeno. Il secondo è di raccogliere tutte le informazioni e le buone pratiche che Comuni ed associazioni hanno saputo creare in questi anni per aiutare le donne vittime di violenza. La conoscenza delle loro esperienze consentirà anche di elaborare il protocollo nazionale di intervento contro la violenza per impedire che si arrivi al femminicidio. Per questo la commissione del Senato sta ascoltando tutti gli soggetti coinvolti, tra cui anche gli operatori di Donna chiama Donna. Si riuscirà così a costruire una banca dati nazionale per poter strutturare un’attività di prevenzione e accompagnamento fondamentale per aiutare la donna affinché non rientri nella spirale della violenza”.

Il Centro è finanziato dalla Regione Veneto, dal Comune di Vicenza e dai Comuni del distretto Est dell’ULSS 8 Berica, nonché dal generoso contributo di associazioni, singoli cittadini e fondazioni.

Dall’aprile 2012 il Centro ha risposto a più di 1000 richieste: ad oggi sono infatti 1012 le persone, sia utenti che operatori del territorio, che si sono rivolte al CeAV per chiedere consulenza, orientamento, informazioni o un appuntamento.

Dalla sua apertura, inoltre, il CeAV ha preso in carico 520 situazioni di violenza o maltrattamento, soprattutto da parte del partner (dato in linea con le statistiche nazionali sui maltrattanti). Tra questi casi, 90 sono attualmente ancora aperti.

Si tratta di numeri significativi, soprattutto se si tiene conto che l’ultima indagine Istat sulla violenza di genere in Italia ha messo in rilievo come il numero delle donne vittime di maltrattamenti che si rivolge ai Centri Antiviolenza sia ancora molto basso (4,9%) rispetto alla reale portata del fenomeno.

Provenienza territoriale

La competenza territoriale del CeAV riguarda l’ex Ulss 6, all’interno della quale circa un terzo della popolazione risiede nella città di Vicenza. Ben il 56%, più della metà quindi, delle donne che hanno avuto accesso al CeAv risulta risiedere nel Comune di Vicenza e solo il 41% nei Comuni appartenenti al resto dell’ex Ulss 6. Il restante 3% è composto da utenti con residenze fuori territorio, ma domiciliati nei Comuni di competenza o in situazioni di emergenza. Questi dati fanno quindi supporre che mentre per la città di Vicenza il Centro Antiviolenza sia ormai un servizio consolidato e riconosciuto, sia dalla cittadinanza che dai servizi, lo è meno in alcuni Comuni della provincia.

Nazionalità

Il 67% dell’utenza del Centro Antiviolenza è di nazionalità italiana, mentre il 33% straniera. Poiché è noto che il fenomeno della violenza di genere è trasversale a cultura e nazionalità, il minor numero di accessi di donne straniere può essere letto come difficoltà da parte di alcune culture afar emergere situazioni di violenza e maltrattamento, e quindi a chiedere aiuto, oppure come scarsa conoscenza del servizio stesso da parte delle comunità straniere.

Condizioni socio-economiche

Più della metà delle donne prese in carico dal Centro Antiviolenza convive con il maltrattante, generalmente il compagno o marito (282 donne su 520). Analogamente, più della metà ha figli minori (295 su 520). Se a questi dati si aggiunge il fatto che quasi il 46% delle donne prese in carico risulta privo di reddito, appare chiara la situazione di fragilità socio-economica a cui una donna può andare incontro se decide di lasciare il maltrattante. Per circa la metà delle donne che si rivolge al CeAV uscire da una situazione di maltrattamento risulta difficile, in quanto richiede risorse, soprattutto economiche, difficilmente raggiungibili. In questo senso l’iniziativa la Valigia di Caterina, promossa dal Comune di Vicenza con numerosi partner per aiutare anche economicamente le donne vittime di violenza una volta uscite dalla rete dei servizi, rappresenta un progetto innovativo, unico nel suo genere.

I casi chiusi

In cinque anni di attività, dei 520 casi presi in carico 430 sono stati chiusi con differenti motivazioni. Per il 38% i casi sono stati chiusi perché le donne sono uscite dalla situazione di violenza, generalmente attraverso un’effettiva separazione dal maltrattante, sia fisica che psicologica. Per il 30% si tratta di casi “chiusi d’ufficio” per irreperibilità della donna (non più raggiungibile telefonicamente); per trasferimento (in alcuni casi la donna si trasferisce in altra Provincia, Regione o anche Stato, spesso con un aggancio preventivo ai centri o servizi di quel territorio); per richieste non pertinenti (ricerca di casa, un sostentamento economico, disputa condominiale…); per semplice consulenza o orientamento. Il 21 % dei casi è inviato ad altri servizi (tutela minori, consultorio familiare…): tra questi casi risultano sia donne orientate verso altri servizi in quanto non ritenute vivere situazioni di competenza di un Centro Antiviolenza, sia donne che, dopo aver fatto un percorso all’interno del servizio, vengono indirizzate altrove per il mutare della problematica principale. L’11% dei casi, infine, ha rinunciato al percorso di uscita, ovvero ha deciso di interrompere il progetto proposto dal CeAV, scegliendo autonomamente di rimanere all’interno della relazione o tentando una mediazione o terapia di coppia. Queste donne sono ovviamente libere di rivolgersi nuovamente al Centro nel caso in cui decidano di riprendere il percorso. A questo proposito, sul totale delle 520 persone prese in carico dal CeAV, 30 si sono rivolte nuovamente al Centro dopo un certo periodo di tempo dalla chiusura del caso, perché si sono ritrovate nuovamente in una situazione di violenza o per un orientamento, a dimostrazione del fatto che il servizio rimane un punto di riferimento nel tempo.

In cinque anni di attività, le utenti del CeAv che hanno sporto denuncia o in relazione al cui caso vi è stata una denuncia d’ufficio sono state 169; 35 sono i casi in cui si è dovuti ricorrere ad una misura cautelare per la gravità della situazione (decreto di allontanamento, decreto di divieto di avvicinamento o di dimora). Risultano inoltre 23 condanne (alcune solo in primo grado, altre con sentenza definitiva con patteggiamento del reo), anche se tale dato è da ritenersi incompleto perché in molti casi il percorso al CeAV termina prima della chiusura del procedimento penale.

Durante la mattina al gazebo del CeAv vengono vendute magliette per finanziare le attività dell’associazione Donna chiama Donna che svolge anche servizi di educazione all’affettività nelle scuole e altre iniziative di sensibilizzazione.

Il numero di riferimento nazionale contro la violenza è il 1522.

Il numero del Centro Antiviolenza di Vicenza è 0444230402.

Il Centro si trova in via Torino 11 ed è aperto lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 14.30, il giovedì dalle 9 alle 17.