Temperature alte, le api escono dalle arnie richiamate dal risveglio della natura

Le api escono dalle arnie richiamate dal risveglio della natura. In Veneto ci sono fioriture spontanee in anticipo come il tarassaco, o altre erbe di campo come rosole, “occhi della Madonna”, tipologie di rose selvatiche, primule e alberi da frutto. E’ l’anticipo della primavera ormai segnalata in tutta la Penisola nelle sue tante manifestazioni anche negative come la siccità al sud e il rischio incendi.

Coldiretti sta monitorando gli effetti di un inverno bollente con una temperatura che fino ad ora è stata in Italia superiore di 1,65 gradi la media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi al mesi di dicembre e gennaio.

Tornano al lavoro 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale aiutate anche dal sostegno di iniziative locali promosse dalle amministrazioni comunali come Arcugnano nel vicentino, che sostiene la coltivazione della facelia, la pianta salva api che oltre a richiamarle completa la bellezza del paesaggio. “Un’idea che è diventata esperienza pilota – commenta Chiara Bortolas responsabile regionale di Donne Impresa – tanto che ci sono esempi in ogni provincia dove proprio la presenza delle imprenditrici agricole di Coldiretti è strategica in questo senso. La distesa viola cattura l’attenzione ed è motivo anche di indotto turistico e attenzione alla biodiversità”.

Le temperature sopra i 15 gradi hanno fatto uscire le api dal milione e mezzo di alveari presenti in Italia, che hanno subito ricominciato il loro prezioso lavoro di bottinatura ed impollinazione ma ora – sottolinea la Coldiretti – il rischio è che ritorni di freddo possano far gelare i fiori e anche far morire parte delle api dopo una delle peggiori annate per la produzione di miele in Italia.

Il clima mite non si fa sentire solo sugli insetti utili ma anche sui parassiti alieni con le alte temperature che – continua la Coldiretti – stanno favorendo la sopravvivenza della cimice asiatica, l’insetto killer dei raccolti che è arrivato dall’Asia ed ha devastato i campi e i frutteti di 48mila aziende in Italia con un danno che nell’ultimo anno ha superato i 740 milioni di euro a livello nazionale, secondo una stima della Coldiretti.