La medicina al Coronavirus? Le telecomunicazioni. Parola di Luca Fabrello, CEO di Venetcom

«Finché non arriva il vaccino, una buona medicina contro il Coronavirus siamo noi». Non perde l’ironia nemmeno in condizioni di emergenza Luca Fabrello, 41 anni, amministratore delegato di Venetcom, azienda specializzata nella fornitura di servizi all’impresa nelle telecomunicazioni (TLC) e nelle information and communication technologies (ICT). Da una vita nella tecnologia e nell’informazione, il manager vicentino – portavoce tra l’altro del Distretto della Scienza e Tecnologia – opera sui servizi essenziali e da fine febbraio trascorre in ufficio oltre dodici ore al giorno.

Luca Fabrello, CEO di Venetcom

«Ho fatto più videoconferenze in queste ultime settimane che in una vita – scherza –, i nostri funzionari si ingegnano per incontrare i clienti via webcam anziché dal vivo, abbiamo forzatamente dovuto stoppare le attività di call center per fissare appuntamenti ed abbiamo messo in piedi una task force in smart working per continuare a erogare servizi di customer care e lavorazioni contrattuali. Purtroppo dovremo in parte ricorrere alla cassa integrazione, ma il colmo è che questo maledetto virus sta facendo in una manciata di settimane quello che noi advisor nelle telecomunicazioni stiamo cercando di fare da anni: avvicinare le PMI al mondo ICT, favorire la trasformazione digitale».

I numeri per capire come gira il fumo Venetcom li ha, visto che opera su un bacino di oltre 30mila clienti business PMI e SOHO sul territorio vicentino, veronese e bresciano che investono ogni anno in prodotti e servizi TLC oltre 100 milioni di euro. A grandi linee un battente di centomila linee fisse e altrettante utenze mobili, sulle quali una volta era la voce a farla da padrone, mentre ora sono i flussi dati i veri protagonisti, con utenti affamati di banda, velocità e giga e con le reti sempre più sotto pressione.

In ambito produttivo, la sete di TLC è un problema molto serio. Da ormai un mese, sui recapiti telefonici e mail di Venetcom piovono le richieste più disparate della clientela business: ampliamento di velocità e banda disponibili per la navigazione web, attivazione di nuove utenze cellulari, ampliamento dei plafond di giga su utenze già attive, connessioni a casa dei dipendenti, centralini che consentano lo smart working. «Da quando è iniziata l’emergenza – racconta Fabrello – sono cambiate totalmente le regole di ingaggio. Si discute poco di prezzi, ma aziende e professionisti si rivolgono a noi e vorrebbero tutto subito e senza traumi. Un atteggiamento comprensibile, soprattutto per chi ha a che fare con PMI e professionisti che non sempre hanno affrontato questo tema con lungimiranza». Ciò che da un punto di vista commerciale potrebbe sembrare un’opportunità, con organici ridotti e limiti sanitari imposti dall’emergenza rischia invece di generare forti tensioni: «Ce la mettiamo tutta per soddisfare le richieste ma anche noi non possiamo fare miracoli: quando siamo costretti a dire “no”, molti realizzano che le TLC fanno la differenza tra continuare a svolgere un’attività, o chiudere».

La telefonia mobile e, in senso lato, le connettività via etere, sono quelle più agevoli da gestire: grazie ai corrieri che continuano ad effettuare consegne di sim («ma non di rado siamo corsi in prima persona», sottolinea l’AD) e al fatto che gran parte dei servizi si attivano on-air, smartphone e tablet si aggiudicano il palmares di vere àncore di salvezza contro le misure di contenimento che stanno mettendo a dura prova il sistema sociale e produttivo. «A Vicenza e Verona abbiamo toccato volumi di richiesta assolutamente anomali rispetto alla pianificazione commerciale standard unita alla gravità del periodo – spiega Fabrello –, al punto che come Venetcom abbiamo  chiuso oltre il 200% dei risultati trimestrali attesi sul mobile business». In attesa della copertura ultraveloce 5G, chiavette e router LTE hanno avuto un imprevedibile picco di vendite, al punto che alcuni operatori hanno esaurito i magazzini e gli utenti sono dovuti ricorrere all’hot-spot sui cellulari per gestire la connessione.

Più difficile, invece, la situazione delle linee fisse, dove le lavorazioni sono gravate da molte più complicanze e si stanno inevitabilmente incontrando rallentamenti. Oltre alle criticità “standard” quali indisponibilità di copertura broadband e risorse fisiche, infatti, a insabbiare ADSL, FTTC e FTTH si sono aggiunte le verifiche e autorizzazioni necessarie a tutelare la salute dei tecnici che intervengono per Delivery e Assurance. «Un esercito di circa 25mila addetti di rete a livello nazionale – spiega Fabrello –, che arrivano al doppio se si considera l’ecosistema indiretto: le imprese di rete hanno chiesto l’istituzione urgente di un tavolo operativo per analizzare le criticità che coinvolgono il loro operato con Presidenza del Consiglio, Mise, Agcom, Infratel e i principali operatori TLC: è un passo fondamentale per garantire funzionamento e sviluppo delle Reti».

Una cosa è sicura: se fino a qualche settimana fa parlando di TLC il mantra era “devono funzionare sempre e costare poco o nulla”, in emergenza cittadini e aziende sono disposti a tutto per avere accesso alla rete. «Non ho mai capito – punge Fabrello – gli imprenditori che non si preoccupano della cifra da spendere per lo smartphone ma mirano a risparmiare quanto più possibile su linee, connessioni e strumenti fondamentali per legare il loro business al mondo, o scettici sull’innovazione dei processi che potrebbero aumentare a dismisura la competitività sul mercato globale». Un atteggiamento rischioso, mutuato probabilmente dal fatto che da nessuna parte come in Italia la guerra dei prezzi ha mandato in fumo tanto valore, col rischio di penalizzare un settore strategico. «La sana concorrenza è fondamentale per vivacizzare il mercato e tutelare i consumatori – concorda l’AD Venetcom – ma la conseguenza di una politica dei prezzi al ribasso senza fine è togliere agli operatori TLC capacità di investimento, e quindi accumulare ritardi e inefficienze rispetto a Paesi più lungimiranti e semplici da servire». Non bisogna infatti dimenticare che l’Italia è un Paese complesso, dove sviluppo e mantenimento di Rete sono molto impegnativi viste orografia, storicità, diffusione e complessità degli insediamenti abitativi.

La speranza è che aziende e cittadini usino questa pausa forzata per riflettere su figure professionali e interi settori fondamentali, per sostenere il sistema Paese quando tutto sarà finito, e per educarsi. «Non esiste tecnologia buona o cattiva – conclude Fabrello – la differenza la fa il modo in cui l’uomo usa ciò che ha la capacità di creare. Per trarre il massimo vantaggio dalle TLC bisogna selezionare partner affidabili forieri di vera innovazione, senza timore di coinvolgerli nei processi produttivi». Oggi le telecomunicazioni permettono alle imprese di respirare e garantiscono informazione e svago a chi se ne sta a casa; senza, tutto sarebbe fermo: niente lavoro agile, niente lezioni di scuola per i bimbi, niente film on demand. «Forse grazie allo stop imposto dal Covid-19 qualcuno riscoprirà che le TLC sono fondamentali, e che la parola chiave deve essere investire, non risparmiare. Spero che questo pasticcio globale sia per poco, ma insegni molto».

 

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