Oltre trenta assessori alle Attività produttive di città metropolitane e capoluoghi italiani hanno accolto l’appello dell’assessore alle Attività produttive e Turismo del Comune di Vicenza, Silvio Giovine, sottoscrivendo una lettera, inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per esprimere perplessità e preoccupazioni relative alla declinazione della cosiddetta “fase 2”, che ha creato forti malumori nelle categorie economiche e sociali dei territori. “Un appello al premier e al suo governo da nord a sud, senza distinzioni di appartenenza politica o partito – sottolinea l’assessore vicentino Silvio Giovine – per farci portatori del grido di dolore di quelle tante attività produttive e commerciali che non chiedono altro di poter tornare a lavorare in sicurezza”.
“Le parole che intendiamo rivolgerle – si legge nella missiva inviata dagli amministratori a Conte – non sono frutto di posizioni politiche preconcette ma derivano dalla preoccupazione che ciascuno di noi, come amministratore locale, di diversa appartenenza politica, sta raccogliendo all’indomani del suo ultimo discorso.
L’attesa che si respirava rispetto alla declinazione della cosiddetta “fase due” aveva creato aspettative che ora rischiano di tramutarsi in disperazione difficilmente gestibile.
Ci sono commercianti, artigiani, ambulanti, un popolo intero di partite Iva, persone abituate a sostenere l’Italia tutta, che non si sono mai interessate di paracaduti o ammortizzatori sociali ma hanno sempre e solo pensato a lavorare, pagare le tasse e consentire a se stessi e ai propri cari di vivere dignitosamente.
Oggi queste persone hanno bisogno di un aiuto concreto da parte dello Stato: contributi a fondo perduto, una minore pressione fiscale e sostegno immediato per pagamento degli affitti.
Queste attività non possono sopportare un periodo di chiusura così prolungato per questo tutti noi ci uniamo alla loro richiesta e chiediamo di riaprire – affermano gli assessori comunali -. Riaprire con tutte le prescrizioni che il Comitato tecnico scientifico suggerirà e che il governo tradurrà in norme da rispettare, ma riaprire, restituendo nuovamente quella dignità che li ha sempre contraddistinti, che ha contraddistinto il loro impegno e quello dei propri collaboratori.
Glielo chiediamo come assessori comunali, come rappresentanti del mondo istituzionale più prossimi alla voce del cuore e dei cittadini. Facciamo diventare il discrimine non tanto l’appartenenza ad un settore piuttosto che ad un altro, ma la capacità di garantire o meno il rispetto di quelle norme di sicurezza necessarie per prevenire una seconda ondata di contagio.
Diamo subito regole certe, chiare e uniformi a cui le varie realtà dovranno attenersi e consentiamo loro di adeguare i locali.
Chiediamo inoltre ulteriori trasferimenti agli enti locali affinché ogni amministrazione possa avere risorse a disposizione per aiutare le attività produttive e i lavoratori che vedranno diminuire drasticamente le loro entrate. I comuni non possono farcela con risorse proprie, le minori entrate avranno ripercussioni sui servizi per i nostri territori senza interventi da parte dello Stato.
Riveda la road map Presidente Conte altrimenti migliaia di attività, frutto del sogno, della passione e della competenza di altrettante donne e uomini, chiuderanno prima del 18 maggio o del primo giugno”, concludono gli amministratori.