I capannoni industriali potranno usufruire del Sismabonus al 70% (salto di una classe) anche in assenza di una preventiva attribuzione della classe di rischio, se saranno eliminate dalla costruzione le principali cause di collasso della struttura. Le soluzioni ci sono e le proposte che prevedono l’applicazione dei dispositivi antisismici presentano innumerevoli vantaggi.
Di questo si è parlato al Workshop che si è tenuto presso la sede di Schio di Apindustria Confimi Vicenza. L’incontro, tenuto a testimonianza dell’attualità del tema, è stato aperto dal Presidente territoriale Stefano Brunello: “La sicurezza delle nostre aziende è un tema centrale per la nostra Associazione e per tutti noi imprenditori – esordisce Brunello – e ho ritenuto importante affrontare a Schio il tema della messa in sicurezza dei capannoni industriali, vista la densità e l’estensione dell’edificato industriale nel nostro territorio. Nessuno si augura che si verifichino eventi sismici importanti nella nostra zona, tuttavia è importante sapere cosa fare per mettere in sicurezza i nostri collaboratori e le nostre linee produttive. Ricordo che in Emilia molte aziende hanno portato i libri in tribunale perché macchinari e merci erano rimasti sotto le macerie, richiedendo mesi per tornare operativi”.
Sul tema è intervenuta la dott.ssa Maria Chiara Ronzani, dell’associazione, che dopo aver illustrato i benefici fiscali stabiliti dalla legge di Stabilità 2017, si è in particolare soffermata sulle novità emerse col decreto che ha dato il via alle linee guida per la classificazione sismica degli edifici. La legge di stabilità stabilisce un serie di incentivi fiscali, battezzati Sismabonus, a beneficio di chi investe in opere di miglioramento e adeguamento sismico degli edifici in zone classificate a rischio sismico 1-2-3. Si tratta di detrazioni di imposta pari al 50-70-80-85% della spesa, a seconda del livello di miglioramento sismico che si intende ottenere (passaggio di classe).
“Il decreto attuativo sulle linee guida per la classificazione sismica degli edifici, in vigore dal 1 marzo 2017 – spiega la dott.ssa Chiara Ronzani -, chiarisce che, per quanto riguarda le strutture prefabbricate, è possibile ritenere valido il passaggio alla classe di rischio immediatamente superiore e quindi usufruire dello sconto fiscale del 70%, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento, anche in assenza di una preventiva attribuzione della classe di rischio. Si potrà, però, utilizzare questa procedura veloce solo se vengono eliminate le principali cause di vulnerabilità sismica, vale a dire: la mancanza di vincoli efficaci tra elementi strutturali, trave-pilastro, trave elementi di copertura e la mancanza di ancoraggio delle scaffalature
Sismocell – Reglass H.T. ha progettato e certificato una soluzione efficace per sanare due delle tre carenze indicate nel decreto “Si tratta di 2 dispositivi antisismici – illustra l’ing. Andrea Vittorio Pollini di Sismocell-Reglass H.T. – Sismocell e Sismocell Box. ll primo, Sismocell, realizza una connessione a fusibile dissipativo trave-pilastro, il secondo Sismocell Box crea una connessione dissipativa trave-elementi di copertura. Con il loro utilizzo si ottengono connessioni efficaci e non rigide, ovvero “duttili”, proprio come espressamente previsto dalla disposizione del decreto. Il montaggio di entrambi i dispositivi consente poi, entro certi limini, di assorbire l’energia sprigionata dalle scosse in ogni direzione, realizzando un miglioramento sismico della struttura. L’applicazione del sistema Sismocell è semplice e riduce al minimo oneri e invasività delle opere”
E proprio sui vantaggi di una messa in sicurezza con l’utilizzo di dispositivi antisismici interviene l’ing Devis Sonda titolare della sede milanese di Miyamoto International: “Secondo l’approccio più tradizionale – riferisce l’ing. Devis Sonda – si prevede che l’edificio costruito secondo criteri antisismici, sia esso stesso in grado di dissipare l’energia dell’azione sismica. Ciò significa che in seguito a un terremoto una struttura così progettata risulterà danneggiata. In alcuni casi, a tal punto, da renderne necessaria la demolizione perché non convenienti interventi di ripristino. Per la normativa infatti è sufficiente evitare perdite umane non rilevando l’entità delle perdite materiali. L’applicazione dei dispositivi invece, consente di ridurre drasticamente i danni all’edificio permettendo di concentrare il danneggiamento su di essi, mantenendo integra la struttura”.
La messa in sicurezza delle attività produttive dunque è un dovere imposto dalla legge e diventa ora conveniente e facilmente praticabile. E preservare le strutture produttive dai danni dei terremoti, significa anche rapida ripresa dell’attività produttiva, minime ripercussioni sull’occupazione e salvaguardia del patrimonio aziendale.