Jesolo, dalla Miami dell’Adriatico alla lunga lista di fallimenti immobiliari

C’era un tempo in cui Jesolo era fiorente, turismo di massa, locali notturni alla moda e famosi in tutta Italia. Poi c’è stato un tempo in cui i locali sono stati demoliti, abbattuti dal consumismo del mattone che non contemplava musica alta fino a mattina e lunghe scie di giovanotti girovagare solo per poche ore lungo le strade del Lido.

Ora, purtroppo, non rimane nè uno nè l’altro, visto che la crisi immobiliare (ma soprattutto dei prezzi) ha spazzato via l’illusione di creare quella che in molti definivano la Miami dell’Adriatico. A onor della cronaca ad esser state spazzate via sono anche molte aziende edili ed immobiliari, ammaliate da un miraggio rimasto tale dopo tanti anni. Più di qualche costruttore non solo non è riuscito a vendere le proprie unità immobiliari, ma si è visto confiscare quelle di cui era già in possesso precedentemente per far fronte ad una montagna di debiti accumulati e mai saldati.

Ecco allora che i siti web di aste immobiliari propongono una vera e propria “black list” con case ed appartamenti scontati fino al 50% attirando solo qualche investitore privato in cerca dell’affare d’oro. Le agenzie immobiliari, scottate dai colleghi costruttori si tengono alla larga per non fare la stessa fine. Non è difficile, dopo una breve ricerca,  capire quanto sia emblematico questo tema, noi lo abbiamo fatto , dopo aver cliccato su google un paio di parole chiave ecco aprirsi una lunga lista di link sulle aste immobiliari di Jesolo, molte delle quali addirittura senza incanto, significa che un’offerta in busta chiusa potrebbe bastare per accaparrarsi la seconda casa al mare.

L’emblema del momento “no” di Jesolo è senza dubbio la situazione del complesso Torre Aquileia in zona Piazza Mazzini, doveva diventare il simbolo della città, con i suoi 43 appartamenti super lusso dotati di ogni confort, ma con prezzi decisamente troppo elevati. Solo 6 unità sono attualmente locate con canoni mensili che raggiungono i 12.000 euro, gli altri sono finiti all’asta lo scorso anno, con prezzi a partire dai 350 fino a 600 mila euro. Mentre un locale commerciale al piano terra è stato battuto all’asta per la “modica” cifra di 1,5 milioni di euro, inutile dire che l’asta è andata deserta, tutte le unità sono tutt’ora invendute.

Cosa resterà di questi anni 80” cantava Raf, ebbene per i giovani di quella generazione sarà un ritornello che rimarrà per sempre riportando i ricordi indietro nel tempo, quando all’epoca si “bazzicava” all’Aida, al Papaya o alla Villa, ora non resta che “ammirare” i giganti di mattone “immobili” ed invenduti.