Distribuzione del cibo in mano a pochi soggetti nel mondo, fondamentale l’attività associativa

Vivere in quest’epoca di legami deboli e identità fluttuanti non è sempre facile. I social media ci permettono di incontrarci e di far circolare informazioni come mai era successo prima, ma con altrettanta facilità ci risucchiano nell’apatia e nella solitudine. Nessuna verità è esente da critica. Tuttavia, proprio mentre nascono nuove istanze nei confronti della politica, la partecipazione dei cittadini alla vita sociale sembra declinare insieme alle grandi narrazioni di un tempo.

Ha davvero senso, in una società come la nostra, parlare (ancora) di vita associativa o di campagne sul territorio, e quindi anche di tessere, incontri formativi, manifestazioni di piazza? La domanda è rivolta ad una delle associazioni che ha fatto dell’aggregazione il suo credo, diffondendo la cultura dell’unione di intenti per migliorare ed accrescere la cultura dell’alimentazione.

“Noi pensiamo di sì -dichiara Gaetano Pascale di Slow Food – anzi siamo certi che tutto questo abbia un significato molto più profondo proprio qui e adesso.  Perché è la stessa realtà di oggi, con le incredibili possibilità che ci offre, a rendere chiaro come non tutto possa risolversi con un click. Se in molti campi la società si fa liquida, in altri i rapporti di potere si scoprono più solidi che mai – e per tenervi testa dal basso non è sufficiente qualche mobilitazione estemporanea.

Chi pensa che l’associazionismo sia un patrimonio da archiviare in soffitta farebbe bene a guardarsi intorno -prosegue Pascale – non ci vuole molto ad accorgersi di quanto spesso associazioni e movimenti rappresentino l’unico argine concreto allo strapotere di pochi. Come quelle multinazionali che, attraverso acquisizioni e fusioni, concentrano una forza tale da condizionare – e a volte perfino determinare – le decisioni della politica e dell’economia, oltre alle scelte quotidiane di ciascuno di noi.

Il mondo del cibo -conclude Pascale- da questo punto di vista, è paradigmatico, dal momento che in ogni sua filiera (dalla vendita delle sementi fino alla grande distribuzione) sono non più di una decina le entità in grado di controllare i sistemi alimentari di tutto il pianeta.

Proprio per questo Slow Food rimane un riferimento per tutti quelli che lottano in nome di un mondo più equo e più giusto. Una lotta che fa bene al nostro presente e potrà continuare domani, senza dubbio, a decidere il destino delle libertà comuni.