Florovivaismo, 1,6 miliardi di prodotti buttati. In un mese perso fatturato di 500 milioni

Crisi sanitaria, crisi economica e reclami di interventi al governo. Da giorni sul tavolo della politica nazionale ci sono richieste che piovono da ogni dove e da qualsiasi settore produttivo e commerciale nazionale. Non è da meno il settore florovivaistico che è stato duramente colpito nel periodo più florido dell’anno, la primavera.

Ecco allora che fiori recisi, alberi da frutto, ornamentali, viti, piantine da orto oggi sono tutti da buttare, un patrimonio verde che, in Veneto, vale oltre 1,6 miliardi di euro e che ad oggi si ritrova in ginocchio a causa dall’emergenza Coronavirus. Gli addetti ai lavori lamentano anche perdite subite per lo stop di fiere internazionali, l’export bloccato da un mese,  gli ordini saltati per il divieto di cerimonie, le vendite nei garden annullate. Come se non bastasse ogni impresa deve far fronte ad un altro grande problema che si aggiunge a quelli già citati, i costi di smaltimento dei prodotti da distruggere.

L’attività ordinaria non può essere fermata completamente, deve comunque continuare in contesto di crisi per continuare a dare lavoro ai 50 mila dipendenti che devono preparare le coltivazioni per la prossima stagione oltre che a provvedere alla cura e manutenzione del verde urbano.

Coldiretti Veneto, al Tavolo Verde convocato oggi,  ha stimato un azzeramento totale del fatturato pari a 500milioni realizzato da 1500 aziende florovivaistiche regionali.

Con i ricavi in rosso in un periodo strategico come quello primaverile – spiega Coldiretti Veneto – è impossibile prevedere che le imprese possano sopravvivere e poi riprendere ad investire, ammodernarsi e dare ancora lavoro. Nonostante le prime misure introdotte dal Governo, il settore ha bisogno di interventi ad hoc per il ristoro dei danni con stanziamenti di risorse così da ampliare il ricorso agli ammortizzatori sociali.

Coldiretti Veneto rende noto, inoltre,  che a livello nazionale è intervenuta sul Decreto Ministeriale Cura Italia che in materia fiscale esclude le aziende con più di 2 milioni di reddito dalla sospensione dei versamenti in scadenza tra l’8 ed il 31  marzo. La questione interessa proprio gli imprenditori florovivaisti che hanno perso completamente la produzione nel momento più importante dell’anno.

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