La notizia oramai ha fatto il giro del mondo ed è tornata al mittente. l’intelligence del nostro Paese ha dato un segnale forte evitando quella che poteva essere una strage di dimensioni epiche. Ma adesso? Cosa accadrà ai protagonisti del presunto attentato di Venezia? Giriamo la domanda al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia che prontamente risponde.
“La domanda da porsi, all’indomani di un blitz di Magistratura e Forze dell’Ordine che probabilmente ha salvato Venezia da una strage, è la seguente: riuscirà la legislazione penale italiana a punire come meritano i terroristi, anche a prescindere dal fatto che non sono riusciti a far scorrere il sangue che volevano? E più in generale, le leggi italiane consentono di combattere e punire la criminalità, di qualsiasi estrazione essa sia?. La risposta è purtroppo no. La cronaca, magistrati sempre più numerosi che si sentono impotenti nel loro difficile mestiere, i media, oggi dicono purtroppo no”.
Il Presidente della Regione Veneto, dopo lo scampato pericolo di ieri con l’arresto di una cellula di terroristi jihadisti a Venezia, chiede che “si affronti una volta per tutte il problema con coraggio, senso delle Istituzioni, sintonia con il desiderio della gente e le sue comprensibili paure, perché se le leggi ordinarie funzionassero non servirebbero leggi speciali, che invece servono perché quelle normali sono un colabrodo di garanzie pro reo”.
Zaia cita alcuni recentissimi esempi: “Oggi – fa notare – non uno qualsiasi, ma il Presidente del Magistrati italiani Piercamillo Davigo, scrive tra l’altro che ‘per una rapina in casa in Romania rischi 30 anni di carcere duro, in Italia puoi cavartela con quattro’; e ancora: ‘gli Stati con sistemi penali deboli finiscono per importare criminalità’, e ‘i criminali, potendosi spostare su territori diversi, scelgono il luogo dove è più conveniente delinquere’. Gli fa eco l’informazione, che testimonia ‘il trionfo dei criminali’, rivelando che “per un furto in casa la pena in Italia è di 46 ore’, che ‘nel 97% dei casi il colpevole resta impunito’, che ‘vengono svaligiate 200 mila proprietà l’anno’, che ‘un rapinatore la fa franca 32 volte su 33’. Nei giorni scorsi, per fermarsi solo alla cronaca recente, un magistrato trevigiano, con condivisibile sincerità, ha fotografato la realtà e ha ammesso di essersi armato perché non si sente protetto dallo Stato”.
“In tre giorni sono squillati tre allarmi – dice il Governatore del Veneto – ma cosa si aspetta a fare dopo aver tanto parlato? Da Monti a Gentiloni, passando per Letta e Renzi, Governo e Parlamento hanno pericolosamente sottovalutato il fenomeno sicurezza nel suo complesso, dal terrorismo alle vecchiette aggredite in casa. E adesso? – si chiede Zaia – adesso servono le leggi speciali. Dobbiamo avere il coraggio anche di rinunciare a qualche piccola nostra libertà per riconquistare quella vera, che criminalità e terrorismo soffocano ben più di un po’ di tolleranza zero per delinquenti e terroristi e tanta attività d’intelligence per prevenire a monte”.
“In tutto questo – conclude Zaia – anche l’Europa ha di che vergognarsi: lacerata e impotente sull’immigrazione; divisa al punto che gli stati non si scambiano nemmeno tutte le informazioni che servirebbero per una difesa comune della sicurezza e della legalità, capace di fiaccolate di solidarietà, di vertici di parole e di null’altro. A questo proposito torno a citare Davigo: ‘possiamo senz’altro dire che tali realtà criminali non solo sono sensibili alla facilità di migrazione, ma hanno addirittura, in certi casi, tratto origine dal modello di organizzazione a frontiere aperte, scegliendo in quale luogo operare’”.
“Si evince chiaramente – conclude Zaia – che le leggi speciali servono, sono urgenti, e non dovrebbero interessare solo l’Italia, ma l’intera Europa: unita a parole, solidale a parole, autorevole a parole, ma in realtà incapace di difendersi e di difendere i Popoli europei. Unita solo nelle divisioni”.